martedì 28 luglio 2009

Il mio ritorno in Kenya.

Non so quanti anni fossero trascorsi, 19-20. Un lungo intervallo prima di ritornare in Africa e la scelta non fu il Kenya ma la sua sorellina, la Tanzania. Sei anni fa dando svolta alla mia vita ho trascorso nove mesi in quel paese. Poi il trasferimento a Londra, cinque anni per adattarmi e per essere di nuovo pronta per ritornare in Africa, questa volta il Kenya.
Fine giugno 2009 volo Londra Mombasa. Avevo deciso di trascorrere almeno un paio di giorni in quella città, rivedere il ferry a Likoni e le famose zanne di elefante. La prima volta avevo alloggiato con i miei genitori e mio fratello allo Shelly Beach, 3km. a sud di Mombasa. Non era una grande struttura ma aveva la prerogativa di essere situata di fronte ad un autentico villaggio. Fu così facile per me e mio fratello, all’epoca poco più che ventenni, stringere amicizia con alcuni dei ragazzi del posto. Ricordo ancora i loro nomi: Ali, Steve e Sara.
Questa volta ho alloggiato al Castel Royal Hotel al centro di Mombasa. Non so perché ma lo associo al salotto buono di Mombasa: lo spazio esterno dell’albergo con il suo bar, ristorante e gelateria accoglie la borghesia keniota (ma esiste?) ed europei che lavorano in organizzazioni internazionali. E’ una buona postazione per osservare la gente del posto.
Matatu Mombasa Watamu: avevo comprato la scheda keniota e contattato Thomas, ma non gli avevo detto di venirmi a prendere.
Quindi l’assalto quando arrivo: figuriamoci l’unica turista, anzi italiana, disponibile. Tre ragazzi ed una ragazza che si sgomitano per aiutarmi a cercare un alloggio. Avevo deciso per il Marijani ma non ero riuscita a mettermi in contatto con loro. Bleffo e dico che ho prenotato. Arrivo e Saidi (il mio angelo custode, dolcissimo Saidi) mi da una stanza. Bella, letto con baldacchino e zanzariera con buchi ...e c’è anche un terrazzino con divani e tavolo. Arrivano Thomas e Samuel: non ci sono turisti e tutte le escursioni sono care perché sono da sola. Mi comincia a prendere la depressione. Il giorno dopo Thomas mi porta a Garota: bellissima spiaggia di sabbia bianca, poche alghe e praticamente solo io Thomas e due persone che hanno una casa in quella zona. Martello Thomas per il safari e per la foresta di Mangrovie ma lui risponde picche. Insisto dicendo che non esiste il safari di due giorni ma che vorrei farlo almeno di quattro. Praticamente è sucesso il contrario...io che insisto per fare le escursioni e loro che si fanno i problemi. Bah, ma dove sono i beach boys che rompono? Incontriamo Samuel e sembra che una coppia di italiani abbia deciso due giorni e una notte allo Tsavo East. Meglio di niente. Il giorno dopo con Samuel alla foresta e al parco marino. Foresta stupenda, sugo di polipo divino e giro in canoa bellissimo. Samuel mi dice che la coppia italiana vuole rimandare di qualche giorno il safari. Thomas telefona e sembra che un’altra coppia voglia fare un safari di quattro giorni.....santo Thomas. Partenza la mattina successiva. Non ho ancora capito niente di Watamu ma non vedo l’ora di partire. E da lì è iniziato tutto. Ho rivisto il colore rosso della terra, le strade polverose, i colori che cambiano, gli animali.

Ho riprovato l’eccitazione di alzarsi presto, vedere l’alba e viaggiare. Safari è viaggio in Swahili. Ho visitato il Serengheti e Ngorongoro in Tanzania ma questo in Kenya credo sia stato il safari più bello che abbia fatto: non tanto per i parchi anche se passare da Tsavo East a Ovest e poi Amboseli significa vedere paesaggi diversi. Anche i compagni di viaggio fanno la differenza: e sono stata fortunata. tutti sono stati grandi.
C’è stato un momento in cui ho pensato: ‘Così doveva essere l’Eden’.

Ad Amboseli l’ultimo giorno siamo passati in una zona che sembrava un’oasi. Elefanti, giraffe, gnu e tanti altri animali e uccelli tutti in armonia. L’armonia della natura: che sensazione.....
Dopo circa 12 ore il ritorno a Watamu. Due giorni prima della partenza per Lamu. Ed ho cominciato a conoscere Watamu. Sono stata a Timboni e il giorno dopo ho affittato una macchina e abbiamo fatto Watamu Malindi per le strade interne. Ho bevuto il vino di palma e Thomas mi ha fatto vedere Vasco de Gama e la villa di Briatore (bè anche questa è Malindi). Dopo essere andati a Sardegna due, faceva quasi freddo, la sera discoteca a Timboni e giorno dopo Lamu. Quattro ore di autobus, quattro ore in cui il mio vicino non ha smesso di chiacchierare. Felice che fossi italiana lui di Lamu ha sfoggiato un italiano con accento romano....ma come fanno a parlare la nostra lingua così bene e noi che non riusciamo a parlare un inglese decente? Si arrabbia quando vede salire la scorta, bè c’è sempre il rischio di essere assaliti dai Somali, perchè dice che non servono a ninte se non a prendere soldi. Il paesaggio, quando riesco a vederlo tra le poche pause del mio vicino, è stupendo. Chiaramente mi convince ad alloggiare nell’albergo sul porto ‘Hai la vista sul mare, perchè devi stare all’interno?’ che poi scopro è il suo. Mi porta a casa dove conosco la sua famiglia, manco un napoletano è così ospitale, e me ne vado con tre pacchi di biscotti che lui aveva portato da Mombasa. Ma dove sono? Il giorno dopo vado a Shela dove il figlio di un conoscente del mio nuovo amico mi porta in giro. Ma sulla spiaggia a causa della pioggia, beh è la fine della stagione delle piogge, conosco l’uomo dei cammelli. Anche lui di Watamu, si alza alle cinque per trovare i suoi cammelli che ha deciso di non tenere legati durante la notte. Ho questa immagine vivida di questo ragazzo che potrebbe benissimo uscire da un racconto africano. Mi racconta e racconta, ha voglia di parlare. Mi parla delle tribù, di come i Kikuyu non siano molto amati, di quello che è successo due anni fa, del perchè ha lasciato Watamu, anzi Timboni e della nostalgia per la famiglia. Mi dice che anche a Shela gli Italiani hanno acquistato casa e che sull’isola di Manda un italiano sta costruendo un albergo.
A Shela ci sono le dune. Scaliamo queste dune per andare nella zona dove vive, capanne senza acqua e elettricità, e ci fermiamo in una capanna dove vendono vino di palma. Ogni capanna vende il vino ma chiaramente quelle più frequentate sono quelle con belle ragazze. Sono curiosi di vedere una "mzungo" non più tanto giovane che non disdegna il vino. Il giorno dopo ancora a Lamu, che è bella, forse non come Zanzibar, ma è bella. Il tempo non ha permesso di fare escursioni quindi anticipo la mia partenza e decido di trascorrere gli ultimi due giorni a Watamu. Come tornare a casa. Saidi cucina la verdura che mi piace e tutti al Marijani mi offrono medicamenti per la mia infezione all’alluce. Bè siamo in Africa. Diciamo che ho conosciuto i medici generici di Lamu e Watamu, e ho frequentato le loro farmacie più del supermercato di Mamma Lucy. Thomas e Samuel e gli altri ragazzi di Watamu mi informano che alcuni turisti sono arrivati. Il giorno dopo mi portano al Jacaranda dove il gruppo di Italiani alloggia. Praticamnete ho visto il Jacaranda dalla prospettiva dei beach boys, infatti non ho visitato il complesso ma ho conosciuto il nuovo animatore, un ragazzo kenyota che vive in un paese del nord Italia e che credendo alloggiassi nell’albergo mi ha gentilmente offerto un lettino e da bere. I due giorni volano e sono di nuovo in partenza. Questa volta dieci ore di autobus notturno, per fortuna ma sono sopravvissuta. Arrivo alle cinque e mezzo del mattino e la sera alle 23.45 ho l’aereo per Londra. Dormo poche ore e mi organizzo con un taxi per un giro della città. Nairobi è proprio città, non me la ricordavo. Fuori Nairobi ci fermiamo a vedere da lontano il secondo slum dell’Africa dopo quello di Soweto. Il tassista mi racconta che prima viveva lì e che se ne era scappato appena aveva potuto perchè non solo sono baracche senza acqua e luce ma in alcune aree mancano proprio anche i bagni. Praticamente le persone defecano in buste di plastica che poi buttano nel fiume. E’ immenso. Due suore scattano fotografie.
Torno in albergo, doccia, vado a cenare e poi aeroporto. Sto lasciando il Kenya. Non ho fatto fotografie a parte quelle scattate con il cellulare ma gli occhi e il cuore hanno registrato tante emozioni. I volti e i sorrisi delle persone. Quello che ho raccontato è solo una parte di quello che ho provato e vissuto. Ma ci ritornerò di nuovo?
Bianca

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