giovedì 22 settembre 2011

Le nevi del Kilimangiaro


Negli anni '20 lungo la via più battuta che porta alla vetta, su una roccia che da allora si chiamò Leopard's Point, fu ritrovato a 5600 metri di quota un leopardo morto. Il ritrovamento ispirò il racconto Le nevi del Kilimajaro dello scrittore americano Ernest Hemingway: 

"Nei pressi della cima occidentale c'è una carcassa di leopardo, rinsecchita e congelata. Nessuno ha mai saputo spiegare che cosa andasse cercando quel leopardo lassù". 

Il Kilimangiaro è è uno stratovulcano in fase di quiescenza, situato nella Tanzania nord-orientale. Con i suoi 5895 metri è la montagna più alta del continente africano e uno dei vulcani più alti del mondo. 
Vista dal Parco di Amboseli
E' formato da tre crateri: il più antico, Shira, ad ovest, con un'altitudine di 3962 metri, il Mawenzi ad est, con un'altitudine di 5149 metri e, tra i primi due, Kibo, che è il più recente e mostra tuttora segnali di attività, in forma di fumarole. Tra il Kibo e il Mawenzi giace una piattaforma di circa 3600 metri, chiamata “la sella”, che costituisce la maggiore area di tundra di altura in Africa. Nel 2003 gli scienziati hanno constatato che una certa quantità di magma si trova a soli 400 metri sotto il cratere: si teme quindi che il vulcano possa collassare (o esplodere). Anche se non si hanno informazioni precise su quando sia avvenuta l'ultima eruzione, alcune leggende locali fanno pensare che ce ne sia stata una circa 170 anni fa. La sommità del vulcano è ricoperta da un ghiacciaio perenne (il Ghiacciaio di Rebmann).
Uhuru Peak
Il Kilimangiaro è una splendida meta molto popolare e con diverse vie per raggiungerne la cima, a 5895 metri. Durante la salita si attraversano diverse zone climatiche, dalla foresta pluviale tropicale, poi attraverso il muschio e il deserto si giunge fino alle nevi perenni della vetta, che purtroppo stanno visibilmente sciogliendosi anno dopo anno. Trovandosi all'equatore e in quota, gli escursionisti proveranno anche tutte le temperature del mondo, dal caldo equatoriale al gelo dei ghiacciai perenni! Alla fine della salita al Kilimanjaro c'è un bel cartello che dice: Congratulations! You are now at Uhuru Peak, Tanzania, 5895 m. AMSL. Africa's Highest Point. World's Highest Free-Standing Mountain. One of World's Largest Volcanos. Welcome. Punto da foto ricordo obbligatoria!

Dal Parco di Amboseli, in Kenya, è possibile vedere bene illuminate le due cime vulcaniche del Kilimangiaro allo spuntare del sole, quando assumono per pochi impagabili minuti una incredibile tonalità rosa!

Alba sul Kilimanjaro - Amboseli
...e per gli appassionati di una certa filmografia...il trailer del 1952 del film tratto dall'omonimo racconto!!



domenica 18 settembre 2011

Il diario di viaggio di Federica e Simone!!!

Un assaggio della spettacolare natura del Kenya, in un Safari fuori dai percorsi più battuti!


Safari 7 Giorni in Kenya! Slideshow: Federica’s trip from Milano, Lombardia, Italia to Watamu, Kenya was created by TripAdvisor. See another Watamu slideshow. Take your travel photos and make a slideshow for free.


Che il Kenya fosse una terra meravigliosa lo sapevamo già, perché il nostro è stato un ritorno! Thomas ci ha totalmente contagiati lo scorso anno, mostrandoci posti straordinari a lui ben noti, e sapevamo che non avrebbe deluso le nostre aspettative nemmeno questa volta, dove le nostre richieste andavano un pò oltre i soliti percorsi più battuti dai turisti.

Abbiamo buttato giù l'itinerario ed insieme a Thomas lo abbiamo articolato e definito in un botta e risposta via email da una parte all'altra del globo! In pochi giorni ha prenotato tutto e stabilito il ritmo del viaggio! Thomas parla abbastanza bene l'italiano e comprende al volo le necessità dei sui clienti! Adesso che ha un'agenzia tutta sua poi, si da molto da fare per rendere tutti felici e soddisfatti!!

Abbiamo programmato 7 giorni di totale esplorazione, senza mai fermarci un attimo! Proprio quello che desideravamo, alimentati da un'incredibile voglia di vedere più che potevamo di questa terra che ci ha fatto perdere la testa!!

Siamo atterrati a Nairobi, e ad accoglierci c'era uno dei fidati collaboratori di Thom (lui vive a Watamu e non gli è possibile spostarsi per tutto il Kenya per ricevere di persona tutti, ma fa davvero del suo meglio per affidarti a persone professionali e disponibili!) che ci ha presentato il driver con cui avremmo "vissuto" per tutta la nostra permanenza!
Il driver, Pascal, parla solo inglese ma ha fatto in modo per tutto il tempo trascorso insieme di instaurare un dialogo con noi! E ce la siamo cavata tutti e 3 egregiamente!

Siamo partiti subito per Aberdare National Park, abbiamo soggiornato al Treetops, dove abbiamo avuto modo di vivere un'esperienza straordinaria.
Diversi branchi di elefanti nel tardo pomeriggio sono arrivati ad abbeverarsi alla pozza d'acqua nelle vicinanze dell'alloggio e vi sono rimasti per tutta la notte, dandoci l'opportunità di poterli osservare da molto vicino, mentre vivevano tranquillamente secondo le loro abitudini! Anche bufali, facoceri e rinoceronti hanno fatto capolino!! Se amate gli animali dovete sperare di avere la nostra stessa fortuna perché sarà una cosa che rimarrà nei vostri cuori per sempre!!

La seconda tappa è stata il Lago Naivasha, abbiamo soggiornato al Sopa lodge, un posto incantevole, con del personale eccezionale! Abbiamo fatto una gita in barca e abbiamo avvistato numerosi volatili e ippopotami! Attraccati sulla sponda opposta, accompagnati da un ragazzo del posto, abbiamo potuto fare un meraviglioso safari a piedi, tra waterbuck, zebre, gazzelle, gnu e giraffe! Un'altra esperienza indimenticabile!! Nel tardo pomeriggio abbiamo passeggiato in totale autonomia, tra papiri, acacie gialle e animali, all'interno del parco del lodge.

La mattina seguente ci siamo spostati ad Hell's gate e dopo una mattinata di safari in auto, abbiamo esplorato il canyon nella gola inferiore del parco, accompagnati da una guida masai. 2 ore di cammino, tra corridoi scavati nella roccia e cascatelle di acqua sorgente bollente.  Nel pomeriggio ci siamo trasferiti a Crater lake (una sorpresa di Thom!) e ci siamo trovati all'improvviso in un paradiso ultraterreno, nel cratere di un vulcano spento! Abbiamo soggiornato in un modesto ma affascinante campo tendato, dotato di tutti i servizi, all'interno del cratere stesso. Alla recepiton un ragazzo del posto si è offerto di accompagnarci nell'esplorazione del parco sulle pendici del vulcano, dove abbiamo avvistato e potuto avvicinare molti animali, godendo della fresca temperatura del luogo!

Il 4 giorno siamo partiti per Nakuru National Park! Il parco, sulle rive del lago Nakuru è una distesa verde abitata da innumerevoli volatili (fenicotteri, pellicani, aquile…), bufali, gazzelle, giraffe e zebre. Sui pendii delle colline, nella fitta vegetazione vivono milioni di babbuini.
Abbiamo incontrato rinoceronti e leoni ed un leopardo dormiva placidamente su un ramo, noncurante della nostra presenza!! Abbiamo soggiornato al Lake Nakuru Lodge, da cui si gode una vista mozzafiato sulla vallata e dove i babbuini sono di casa!

La mattina del 5 giorno ci siamo soffermati ancora un pò ad ammirare il parco Nakuru con i suoi animali appena svegli e abbiamo poi intrapreso il viaggio per Bogoria!
Arrivati, ci siamo sistemati al Bogoria Spa Resort, una struttura degli anni 70, senza pretese, dotata di una spa all'aperto e di un giardino molto bello, con struzzi e scimmiette!
Nel pomeriggio abbiamo visitato il lago bogoria; una distesa d'acqua salata, ricoperta da fenicotteri rosa, ai piedi di verdissime montagne. In alcuni punti sulle rive del lago, è possibile fermarsi per ammirare le sorgenti di acqua calda che ribollono, emettendo vapore!

L'ultimo giorno siamo tornati a Nairobi e visitato il Nairobi National park; vedere gli animali selvaggi e all'orizzonte i grattacieli della città è un'esperienza che lascia piuttosto stupiti!
Abbiamo soggiornato al Sixeighty hotel, in centro città.
Nairobi è una città caotica e piena di vita, la gente cammina in ogni direzione e i grattacieli svettano luccicanti sotto il sole africano!
Prendere l'aereo la mattina seguente è stato davvero difficile!
Pascal ci ha accompagnati all'aeroporto e ci ha stretti in un abbraccio prima di vederci sparire dietro le porte di ingresso.

Devo aggiungere una nota "sfortunata" al viaggio; i nostri bagagli sono arrivati 5 giorni dopo di noi, e Thom ed i suoi rafiki si sono occupati di tutto il disbrigo delle pratiche e dei contatti con l'aeroporto, evitando a noi di dovercene preoccupare, e lasciandoci godere il nostro viaggio!

Per questo, per i safari, gli avvistamenti degli animali, le meravigliose persone incontrate, devo ringraziare solo e semplicemente Thomas, e le splendide persone che lavorano con lui! Asante sana Thom! Ci vediamo la prossima volta!!

venerdì 16 settembre 2011

Federica e i suoi amici al rientro da un safari speciale!

Thom GRAZIE DI TUTTO!!!
E' stato un viaggio stupendo! Hai organizzato tutto in modo perfetto! E complimenti per la scelta dei tuoi collaboratori! Pascal è stato bravissimo! 
Prometto di mandarti la mail dettagliata a breve, con le foto!!! (questo è un assaggio!!)
Un abbraccio grandissimo! ♥ ♥


Rinoceronti al lago Nakuru


Federica ha escogitato un percorso tutto suo, mettendo un po' alla prova il nostro Thomas, che ha come sempre fatto un ottimo lavoro, aggiungendo anche delle sorprese straordinarie!!!!
L'itinerario di 7 giorni comprendeva: Nairobi - Aberdare - Lago Naivasha - Hell's gate - Crater lake - Lago Nakuro - Lago Bogoria
...e oggi al suo rientro consiglia a tutti di avventurarsi in luoghi meravigliosi un pò meno noti come ha fatto lei!!

mercoledì 14 settembre 2011

Il serpentario o segretario (Sagittarius serpentarius J. F. Miller, 1779) è un uccello da preda africano. Ha un aspetto inconfondibile, caratterizzato da un corpo e una testa simili a quelli di un'aquila e lunghe zampe da cicogna. È alto circa 130 cm e lungo 140 cm. 

La testa ha un becco ricurvo, e una cresta di piume. La coda ha due piume centrali oblunghe. Il piumaggio è nero, bianco e grigio. Si trova principalmente nelle praterie e nelle savane dell'Africa subsahariana, dal Senegal alla Somalia e verso sud fino al Capo di Buona Speranza. Non è un uccello migratore. Può vivere a diverse altitudini, dalla costa fino agli altopiani. Nidifica sugli alberi, specialmente sulle acacie, ma passa quasi tutta la giornata a terra. Insieme al caracara, è fra i pochissimi uccelli da preda a non cacciare in volo. Si nutre di insetti, piccoli mammiferi, rettili, uccelli, uova, e occasionalmente di carogne. Alcune fonti riportano attacchi da parte dei serpentari a giovani gazzelleE' chiamato anche serpentario perché va matto per lucertole e serpenti che uccide usando becco e zampe che sono protette da resistentissime scaglie, altrimenti resterebbe ucciso dai morsi delle sue prede.
E' l'unico rapace che cammina e caccia al suolo e non avvistando la sua preda in volo anche se riposa e nidifica in cima agli alberi.

Tsavo East

lunedì 12 settembre 2011

"Perhaps travel cannot prevent bigotry, but by demonstrating that all peoples cry, laugh, eat, worry, and die, it can introduce the idea that if we try and understand each other, we may even become friends."*
Maya Angelou


grazie a Donatella e Gabriele per aver immortalato i loro giochi con noi...


*Forse viaggiare non può prevenire il bigottismoma dimostrando che tutte le persone piangono, ridono, mangiano, si preoccupano e muoiono, si può introdurre l'idea che se cerchiamo di capire l'altro, possiamo anche diventare amici.

domenica 11 settembre 2011

"I baobab prima di diventar grandi cominciano con l'essere piccoli"


Ne Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry il protagonista è preoccupato dal fatto che i baobab crescendo possano occupare tutto lo spazio del suo asteroide…in effetti un esemplare adulto può raggiungere i 20-25 metri di altezza e il diametro del tronco può raggiungere i 7-10 metri! 
Il baobab (Adansonia digitata) cresce quasi esclusivamente in Africa e il suo nome sembra significhi "albero dai mille anni" per la sua longevità o, secondo altre fonti, il nome ha origini arabe e significa "frutto dai molti grani". 


Può vivere anche 2000 anni. La forma del grande tronco sproporzionato rispetto alla chioma lo rende caratteristico e facilmente riconoscibile. E' un albero adatto ai climi aridi, infatti oltre a perdere le foglie nella stagione secca ha un tronco spugnoso capace di immagazzinare acqua (per alcuni grandi alberi si parla di oltre 100 mila litri di acqua). Ha delle foglie palmate, dei fiori tutt’altro che profumati e dei grossi frutti ovoidali grandi fino a 30 cm, che contengono anche 100 semi. L'impollinazione del baobab avviene mediata da una specie di pipistrello. 


Il Baobab è inoltre l'albero sotto la cui chioma sono generalmente costruite, in Africa occidentale, le bantabe, ovvero delle grandi panchine dove ci si riposa, si fa conversazione e soprattutto si sta all'ombra.
 I tronchi più grandi sono scavati e nel loro interno ricavati magazzini, nascondigli, negozi e in qualche luogo perfino un pub.






Del baobab si utilizza tutto ad eccezione del fiore!
Sia da un punto di vista alimentare che fitoterapico: le foglie, sia fresche che secche vengono usate sia come vegetale (a mo’ di spinaci per intenderci) o messe nelle zuppe. La polpa del frutto, ricca di vitamina C, è consumata direttamente o mescolata al latte. Inoltre è usata per produrre bevande tipo limonata da consumarsi ghiacciate. I semi sono usati come addensanti per zuppe, o tostati e mangiati direttamente. Da essi inoltre si ricava l'olio. Addirittura le radici cotte, in caso di carestia, sono considerate commestibili. La corteccia è usata come febbrifugo. Inoltre l'albero è usato anche per la costruzione di strumenti: il legno spugnoso come attrezzo per pulire le pentole, come galleggiante per la pesca, per ricavarne carta o cordame. Inoltre la fibra, molto resistente, secondo la località, è usata nei modi più diversi: per costruire corde per strumenti musicali, cestini o redini per i cavalli. Dalle scorze dei frutti sono ricavati recipienti adatti a contenere liquidi.
 

I molteplici usi del Baobab spiegano perché in Africa quest'albero sia quasi venerato, comunque sempre rispettato. In molte aree il Baobab non viene tagliato mai, è solo la natura a deciderne la sorte.

Volete farvi un rinfrescante succo di Baobab?? Ecco la ricetta!
Ingredienti: 600 g di polpa di frutto di baobab, 1,2 l di acqua bollente (o latte, o metà e metà), zucchero.
Preparazione: Aggiungere la polpa del frutto di baobab in una grande ciotola e aggiungere l'acqua calda (o il latte, a piacimento) e lo zucchero. Lasciare riposare per almeno quattro oreDurante questo tempo la polpa di frutta molto secca si idrata e verranno fuori i semi e la materia fibrosa del frutto. Lavorare l'impasto energicamente fino a quando l'acqua apparirà come un liquido opaco, di colore marrone chiaroFiltrate il succo ottenuto attraverso una garza o mussola in una broccaRefrigerare il liquido e servire freddo!




Quando sarete in Kenya potrete comprare per pochi scellini un bel braccialetto di semi di Baobab! Questo è il mio, ricordo di un ragazzo dagli occhi dolci che me l'ha venduto durante una meravigliosa giornata a Watamu...

venerdì 9 settembre 2011

Pillole di Safari per il vostro Mal d'Africa...

Animals of Kenya Slideshow: Thomas’s trip from Milano, Lombardia, Italia to Kenya was created by TripAdvisor. See another Kenya slideshow. Create your own stunning slideshow with our free photo slideshow maker.

giovedì 8 settembre 2011

"The strength of motherhood is greater than natural laws." 
Barbara Kingsolver


mercoledì 7 settembre 2011

Spiriti nelle tenebre: i mangiatori di uomini dello Tsavo!


Alla fine del XIX secolo, la Imperial British East Africa Company intraprese la costruzione della Uganda Railway, la ferrovia che avrebbe unito il porto di Mombasa all'entroterra ugandese. Nel marzo del 1898 iniziò la costruzione di un ponte sul fiume Tsavo.
Durante la costruzione, una coppia di leoni maschi solitari, senza criniera, iniziò ad aggirarsi intorno al cantiere e ad attaccare gli operai. Gli attacchi avvenivano di notte; i leoni aggredivano gli uomini nelle loro tende e li trascinavano fuori per divorarli.
La costruzione di bomas (i recinti di piante spinose dei Masai) e altri sistemi di difesa non furono sufficienti a tenere i leoni lontani dall'accampamento. I tentativi di catturare o abbattere i felini fallirono, e gli attacchi continuarono per mesi. La frequenza degli attacchi aumentò quasi al punto di causare l'interruzione dei lavori. Stando a quanto raccontato dal Colonnello Patterson, gli operai neri iniziarono a credere che i due leoni fossero spiriti che si opponevano alla costruzione della ferrovia. Lo stesso Patterson, in alcuni passaggi del suo racconto, sembra attribuire caratteri soprannaturali ai due animali, per esempio affermando che erano in grado di resistere in modo straordinario ai proiettili, tanto che il secondo leone morì solo dopo essere stato colpito ripetutamente per dieci giorni consecutivi.
Patterson tentò di uccidere i due leoni usando trappole e piazzandosi di vedetta su un albero, armato di fucile. Riuscì ad abbattere il primo leone il 9 dicembre 1898, e il secondo tre settimane dopo. Quando i due leoni morirono, avevano ucciso 135 operai. Nel 1924 Patterson vendette le pelli dei due leoni al Field Museum di Chicago, dove sono conservate ed esposte ancora oggi.
Secondo gli studiosi, le linee generali della vicenda raccontata da Patterson (i due leoni che attaccavano gli operai della ferrovia) sono veritiere, mentre molti dettagli sono romanzati. Gli studiosi ritengono che il numero delle vittime sia notevolmente inferiore a quello riportato da Patterson (il numero di uomini divorati dovrebbe scendere a 35, escludendo quelli uccisi ma non divorati) e che lo stesso fenomeno non sia da considerarsi così eccezionale come l'ingegnere britannico lo dipinse: i leoni della regione dello Tsavo avevano probabilmente iniziato a predare gli uomini prima del 1890, e continuarono forse fino agli anni '40.
Sono state avanzate numerose ipotesi sui motivi che possono aver spinto i leoni di Tsavo a predare l'uomo in modo così sistematico. Uno dei fattori predominanti potrebbe essere stata l'epidemia di peste bovina degli anni 1890, che decimò la popolazione delle prede preferite dai leoni della zona (zebù e bufali). Con la carestiache seguì, anche la popolazione umana locale fu gravemente colpita da fame e vaiolo, ed è possibile che i leoni abbiano iniziato a familiarizzare col sapore della carne umana divorando cadaveri. Anche il traffico di schiavi può aver contribuito alla disponibilità di cadaveri umani: si stima che ogni anno oltre 80.000 persone morissero di stenti nelle carovane dei mercanti di schiavi che transitavano nella zona.Wikipedia
Dalla vicenda sono poi stati tratti due film:






Comunque siano davvero andate le cose, non abbiate timore...gli odierni leoni dello Tsavo si godono sornioni il loro splendido Parco, e l'unica caccia in cui il viaggiatore può impegnarsi è l'avvistamento di un bel branco mimetizzato nel bush...come questo!!



martedì 6 settembre 2011

"Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso"
Nelson Mandela


Marafa - Hell's Kitchen: tra leggenda e verità!


Dalla Lonely Planet: In qualunque altro luogo della terra questo fenomeno geografico avrebbe attratto intere famiglie per le vacanze e avrebbe favorito il sorgere di una schiera di centri commerciali nelle vicinanze. Invece la depressione di Marafa, chiamata anche Hell's Kitchen, ("cucina dell'inferno") o Nyari ("il posto che si rompe da solo") è il sito più sottovalutato della costa (se non di tutto il Kenya)". "Andare a Malindi e non visitare la Depressione di Marafa - come fanno molti- è come andare in Arizona e tralasciare il Gran Canyon". Una bella leggenda accompagna questo luogo. La leggenda vuole che "una ricca famiglia teneva in così poco conto l'immensa ricchezza che possedeva che faceva il bagno nel prezioso latte prodotto dal bestiame. Dio si adirò per questi eccessi e fece sprofondare sotto la terra la tenuta della famiglia. Le pareti rosse e bianche della Depressione di Marafa portano i segni del latte e del sangue della famiglia. La spiegazione scientifica? La Depressione di Marafa è un blocco di arenaria distinto dal punto di vista geologico dalla roccia circostante e maggiormante soggetto all'erosione causata da vento e pioggia."  L'entrata è gestita da una Cooperativa locale, che forma le ottime guide e contribuisce al sostentamento dell'omonimo villaggio. Thomas e i suoi collaboratori potranno organizzarvi l'escursione.




lunedì 5 settembre 2011

Venditori di carbone


L'uomo non trionfa mai del tutto, ma anche quando la sconfitta è totale quello che importa è lo sforzo per affrontare il destino e soltanto nella misura di questo sforzo si può raggiungere la vittoria nella sconfitta. 
da "Il vecchio e il mare" di Ernest Hemingway

domenica 4 settembre 2011

Abbi cura della terra e dell'acqua: non ci sono state donate dai nostri padri, ma prestate dai nostri figli.

(proverbio dei pastori nomadi del Kenya)



giovedì 1 settembre 2011

Pronti a partire con noi??? Il Kenya non vi deluderà!!


Tempo di novità!! Ecco il nuovo logo dell'Agenzia! Thomas Tours & Safaris ha pensato di rendere ufficiale e riconoscibile la propria "orma nella savana". Chi arriverà attraverso questa orma a scovarci e poi sceglierci tornerà a casa con il cuore pieno di emozioni...